A che distanza può arrivare la vostra immaginazione? Quanto lontano nelle galassie, nel cosmo, nell’universo può andare la fantasia di un uomo? Potrebbe mai sperare di raggiungere i confini stessi dello spazio, il luogo in cui tutto è niente e il nulla abbraccia ogni cosa? Potrebbe mai concepire un posto in cui tutto è immoto, tutto è privo di energia e quindi di materia, dove è il nulla a governare sull’infinito? Beh… se vi riuscisse, noterebbe nel mare oscuro dell’oblio, frammenti di roccia alla deriva, spinti a forza in quel luogo e lasciati lì. Ma come innaturalmente quei frammenti hanno raggiunto quel luogo, tanto innaturalmente per le leggi fisiche che lo governano adesso si muovono, seguendo un percorso a spirali concentriche attorno al frammento più grande, che poco a poco assimila gli altri ingigantendo la propria massa. Il processo dura millenni, o forse millisecondi, ma alla fine è qualcosa di rotondo e arido a venirne prodotto. Una sorta di piccolo planetoide marrone sul quale, incredibilmente, si aprono due grosse cavità a forma di occhi ed uno spacco sottostante a mo' di bocca. La quale, contravvenendo ancora una volta alle leggi fisiche dell’universo, nel vuoto totale, pronuncia con tono basso e minaccioso:

“Finalmente!”

 

MarvelIT presents:

#3

di Sergio Gambitt20 ed Ermanno Ferretti

 

- Prima della bufera -

 

 

Palos Verde, Los Angeles, Terra.

“Scusi… è questa la base dei WCA?”

Una graziosa signorina bionda è in piedi davanti la porta principale del ranch che funge da abitazione per i Vendicatori della Costa Ovest. I suoi riccioli, annodati con una spilla di foggia antica sopra la testa, riflettono i raggi solari attorno al suo viso, creando una sorta di aura dorata sulla sua pelle e valorizzando le rosse labbra carnose. Il verde limpido degli occhi è amplificato da un paio di sottili occhiali da vista, che aggiungono un tocco di professionalità alla bellezza candida ed ingenua della ragazza. Il tailleur grigio che indossa, la cui minigonna lascia scoperte gran parte delle lunghe gambe, richiama il colore metallico della valigetta che tiene in una mano, mentre l’altra è offerta ai suoi due interlocutori, che la scrutano con sospetto oltre la porta. Senza ricambiare la stretta di mano, She-Hulk la squadra dall’alto in basso e le risponde brusca:

“Lei cosa cerca?”

La ragazza sembra un po’ turbata per la risposta della gigantessa di giada. Ciononostante, prende fiato e sfoggiando un sorriso per il quale molti uomini sono impazziti dice:

“Mi chiamo Gwendolyne Archer, sono la vostra nuova segretaria. Mi manda il signor Quinn.”

“La nostra nuova…” ripete D-Man guardandola impressionato. Poi, rivolgendosi a She-Hulk “Ci trattano bene, eh?”

La donna lo guarda male per un attimo, poi, tornando a rivolgersi alla ragazza che è ancora in piedi davanti alla porta.

“Ci deve essere stato un errore. Non abbiamo bisogno di nessuna segretaria.”

“Ma…!” tentano di protestare all’unisono la ragazza e D-Man, entrambi interrotti da She-Hulk che aggiunge:

“Mi scusi per averle fatto perdere tempo, arrivederci.” e le sbatte la porta in faccia.

“Ma… ma… ma…” balbetta D-Man “Perché?!”

She-Hulk sbuffa, poi risponde:

“L’ultima cosa che ci serve con Starfox in giro è una ragazzina tutta tette e gambe a muovere le sue chiappette per la base. Fidati, io lo conosco, non appena la vedesse il suo unico pensiero sarebbe portarsela a letto. E questo non gioverebbe né alla squadra né a lei.”

D-Man scruta pensieroso la sua compagna, poi scrolla le spalle ed ammette:

“Sì… è ragionevole…” quindi allontanandosi “A proposito di Starfox, vado a vedere che fine ha fatto!”

She-Hulk rimane un altro secondo accanto alla porta. A volte è necessario fare scelte difficili.

Quindi torna nella propria stanza.

 

“Ouch! Scusa…!” dice Miguel Santos, alias Fulmine Vivente, collidendo nei corridoi del ranch di Palos Verde contro il corpo rivestito da un attillato costume verde di Polaris. La ragazza non risponde, si limita a guardarlo male e a procedere oltre. Strana ragazza, pensa Miguel osservandola allontanarsi. Poi, sentendo le voci di Giant Man, Starfox e D-Man, si avvicina a loro.

“…quindi gli ho spiegato per quale motivo abbiamo riformato i WCA e qual è il ruolo di Quinn e del governo statunitense nel gruppo, e lui non ha potuto essere altro che d’accordo” sta raccontando Giant Man.

“Ehh… il caro vecchio Jarvis!” esclama D-Man “Avrei voluto avere più occasioni per conoscerlo. Me l'immagino, a volte: sempre pronto a farmi trovare sul letto il costume lindo e pulito dopo tutte le sedute di allenamento! E attento ad aggiungere anche una confezione nuova di deodorante!”

“Chissà perché…” ironizza Starfox, per poi rivolgersi a Giant Man “Quindi non sei riuscito a parlare con Janet?”

“Uh… no. Credo fosse in missione con gli altri Vendicatori. Da quando ne è diventata il capo non abbiamo più molto tempo per parlare…”

“Questo di sicuro non farà bene alla vostra relazione, eh capo?!” esclama D-Man. Poi, accorgendosi dell’espressione sul volto di Giant Man, si accorge di aver appena commesso un’incredibile gaffe. Guardando in ogni parte della stanza pur di non incontrare i suoi occhi, aggiunge “Ooops…”

“No, non preoccuparti Dennis. A dire il vero non so se tra me e lei c’è ancora una relazione…”

“Buon per te, e peggio per lei!” esclama Starfox mettendogli un braccio intorno al collo. “Il mondo è pieno di pesci, e uno con il tuo nome di battaglia sicuramente saprà come rendere felice una donna, no?!”

“Eh…?” esclama Giant Man guardandolo con aria stranita, ma si accorge subito che l’attenzione del titaniano è rivolta altrove. Esattamente nel punto in cui sta passando Polaris.

“Ehy Lorna!” esclama “Dove vai così di fretta?! Vuoi unirti a noi?!”

La mutante, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, oltrepassa la porta a vetri del ranch e spicca il volo.

“Ahhh… Bella e riottosa…ma mi piacciono le sfide.” quindi, vedendo Fulmine Vivente avvicinarsi, gli dice: “Certo che quella Polaris è un bel bocconcino, non pensi anche tu?!”

“Bhe… sì…” conferma Miguel un po’ indeciso.

“Scommetto che le hai già messo gli occhi addosso!” insiste Starfox.

“Io…” balbetta il ragazzo.

“Di sicuro se mi dovessi trovare su un pianeta deserto con qualcuno vorrei fosse lei!” esclama D-Man, al quale Starfox fa eco:

“Non credere di essere il solo, il ragazzo qui non sta più nel costume!”

“Umpf…!” borbotta Miguel e lanciandogli un’occhiataccia se ne va sbuffando dalle narici. Starfox guarda gli altri piuttosto stranito, poi:

“Ho detto qualcosa di male?”

 

Sobborghi di Los Angeles.

Un furgoncino nero è fermo sul ciglio di una strada malandata. L’uomo al volante, dal lungo pizzetto nero e vestito di grigio, sta guardando confuso una cartina stradale.

“Te l’ho detto che dovevamo girare a sinistra all’ultimo bivio” tuona una voce proveniente dal retro. L’uomo davanti, girandosi di tre quarti, urla di rimando:

“Se non fossimo stati inseguiti da quel contadino inferocito per aver trovato il pollaio allagato dal piscio di un gigantesco e stupido metaumano incontinente forse ci avrei fatto più caso!”

“Avrei potuto accartocciare la sua auto come  la pagina di un libro…”

“Siamo venuti a chiedere l’aiuto dei WCA, idiota! Che impressione credi che potremmo fare dopo aver distrutto l’auto di un onesto cittadino?! Quelli a queste cose ci tengono…”

“…”

“…”

“Era proprio necessario presentarsi di persona?”

“L’hai visto anche tu cosa è successo le prime due volte. Almeno così non ci saranno piccoli mutanti schizofrenici o errori di segnale ad interrompere la comunicazione.”

“Ma… ecco… non siamo proprio… ben visti qui.”

“So che siamo ricercati negli Stati Uniti, ma quando sentiranno qual è il problema non potranno far altro che aiutarci. Del resto è a questo che servono gli eroi, no?”

“…”

“…”

“Tom?”

“Che c’è ancora, Cain?!”

“Credo che il contadino ci abbia ritrovati…”

“Oh, perfetto!”

Il furgoncino nero si rimette in moto e torna in strada.

 

“Lorna… tesoro!”

Uno squarcio di luce è aperto nel cielo sopra uno dei tanti condomini di Los Angeles. Il responsabile sembra essere un piccolo aborigeno vestito solo con un perizoma di canapa e dalla pelle più scura della notte senza luna, mentre dal portale esce l’uomo vestito con un costume nero che ha appena esclamato queste parole, rivolte ad una donna dai capelli verdi in un costume dello stesso colore. Tutto nel suo modo di fare fa pensare che tra i due c’è qualcosa di profondo, ma allora perché la donna rimane immobile e si limita a guardarlo con aria di sufficienza?

L’uomo, non accorgendosi di ciò, si avvicina per abbracciarla, quando sente una forza invisibile che lo blocca e capisce immediatamente che è il potere di lei sul magnetismo ad impedirgli di fare un altro passo.

“Non mi toccare.” dice gelida la donna.

“Ma… Lorna?” chiede stupito Alex Summers, alias Havok “Che succede?”

“Succede… Succede che sono stanca di essere trattata come un pupazzo! Sono stanca di venire sballottata qui e là come se quel che voglio non contasse niente! E non parlo solo di tutti quei mostri che hanno approfittato di me in passato, sto parlando di te! Prima concepisci un piano assurdo per sventare i piani della Bestia Nera entrando nella sua Confraternita, tradendo sia me che X-Factor. Poi…”

“Credevo che avessimo chiarito su…”

“Poi a modo tuo mi chiedi scusa e mi convinci a far parte nuovamente di una squadra guidata da te. Questo ovviamente prima di morire e sparire dalla circolazione per un bel po’, periodo nel quale io sprofondo in una depressione nera per aver perso per sempre l’uomo che era stato l’unico punto di riferimento fisso della mia vita. Quindi…”

“Lorna io… non sapevo…”

“QUINDI torni dall’aldilà e non solo non mi spieghi cosa ti sia successo e dove tu possa essere stato, ma decidi anche di rimanere a Genosha infischiandotene dei miei consigli a starne lontano e soprattutto del fatto che fossi tornata correndo da te nel momento in cui avevo saputo che eri ancora vivo!!!”

“Ma era una cosa che dovevo fa…”

“E gli obblighi verso di me?! Quelli che fine hanno fatto?! No, non mi incanterai più adesso. Per tutta la vita sono stata sballottata da una parte all’altra del globo da chiunque mi trovassi attorno, sia esso criminale o amico. Ora è giunto il momento che sia io a decidere della mia vita. Avevo già deciso di lasciarti una volta, Alex, ma da stupida c’ero ricascata. Adesso non succederà. Fa’ un favore ad entrambi, Alex, non farti più rivedere.”

“Ma io…”

“Addio” e con uno schiocco di dita Alex Summers viene scagliato magneticamente nel cielo senza nuvole di Los Angeles. Polaris guarda Gateway, poi dice:

“Meglio che lo vai a recuperare prima che raggiunga l’Oceano Pacifico.”

L’espressione di meditazione dell’aborigeno non muta. Solo il suo braccio si alza e comincia a roteare le bolas con cui apre un portale. Quindi scompare. Infine, Polaris chiude gli occhi un secondo assaporando la quiete. Da oggi in poi, sarà la sola responsabile delle proprie decisioni.

 

Spazio profondo.

C’è un puntino minuscolo nella fascia di asteroidi attorno la nebulosa di Andromeda. Niente di più grande di un frammento roccioso, ma pulsante di energia e luce come una piccola cometa che lascia dietro di sé una lunga scia argentea. A voler guardare meglio, ci si accorgerebbe che l’oggetto in questione non è altro che un’asse lungo e stretto, delle dimensioni di una tavola da surf, sul quale un uomo argentato ed una donna dai capelli ramati stanno facendo slalom tra i corpi stellari. Non ricordano di essere mai stati così felici. Né l’uomo che un tempo si chiamava Norrin Radd, prima di essere trasformato dal divoratore di pianeti Galactus nel suo araldo Silver Surfer, e nemmeno la sua compagna, Alicia Masters, la quale pur essendo cieca riceve ognuna delle altre sensazioni sensoriali amplificata all’ennesima potenza dal potere del suo compagno. Potere attraverso il quale adesso percepisce un cambiamento nella galassia di forza sempre crescente.

“Caro… lo senti anche tu?” chiede un po’ insicura delle proprie sensazioni.

Silver Surfer tende l’orecchio (si fa per dire) per captare variazioni di energia più o meno grandi all’interno dell’ordine cosmico. In effetti è vero, c’è una massa d’energia in accelerazione crescente nella loro direzione. Dopo qualche istante riesce persino a scorgerla. Vista da lì sembra un puntino luminoso che diventa via via più grande fino a prendere conformazione simile a quella di una cometa, pur mantenendo nella propria traccia energetica un che di familiare per il guardiano galattico. Finalmente l’oggetto arriva a qualche anno luce da loro. E’ sì una cometa, ma la parete anteriore ha i lineamenti di un volto che Silver Surfer conosce bene. A quella distanza, i suoi sensi cosmici percepiscono anche la vibrazione costante che il corpo celeste emana, qualcosa che, tradotto in termini umani, suona più o meno come l’urlo: “Pistaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!”

E la cosa più inquietante è che è diretto verso la Terra.

Silver Surfer si volta verso Alicia, poi:

“Credo sia ora di tornare a casa tua”

 

Ranch di Palos Verde, Los Angeles.

"Non sta più nel costume", "Non sta più nel costume". Magari! "Non sta più nel costume"! Imbecille! Vorrei vedere lui nelle mie condizioni, sempre dentro questa calzamaglia, mai la possibilità di cambiarmi d'abito, di vestirmi bene, alla moda come gli altri ragazzi. E fosse solo questo. Il fatto è che… cavolo, sono quasi un uomo ormai e certe cose… E quell'altro stupido che mi fa pensare a Lorna! No, Miguel, calmati adesso. Prima o poi vedrai che qualche cervellone troverà un sistema per tirarti fuori, per farti ridiventare normale, un uomo, un uomo in carne ed ossa, anche con addosso vestiti normali. Un uomo con un corpo che può incontrare altri corpi, altre persone. Stupido! Stupido! Non pensare a Lorna! No, nemmeno a She-Hulk! Dio, quanto vorrei un gruppo di soli maschi! Qui ci sono troppi pensieri… Umpf, che rabbia che mi fa venire questa cosa… Spaccherei la faccia a qualcuno se solo mi capitasse sotto mano.

DRIIIN

Miguel Santos, alias Fulmine Vivente, si reca ad aprire la maestosa porta d'ingresso della base dei WCA. "Sì?" dice, scocciato, prima ancora di guardare in faccia i visitatori.

"Ehm… ciao, non ci conosciamo. Io sono Black Tom Cassidy e lui è…"

"Black Tom e il Fenomeno!" lo interrompe Miguel, che contemporaneamente preme un pulsante rosso sul muro. "Vendicatori! Siamo attaccati!" urla, e sferra un pugno sul naso di Black Tom.

"No, aspetta, noi…" tenta di dire il Fenomeno, ma si ritrova D-Man, accorso subito alla porta, attaccato alla vita, che cerca di gettarlo a terra con una mossa da wrestler provetto. "Aaah, al diavolo!" dice, e con una manata lancia lontano il Vendicatore vestito di giallo.

Giant Man irrompe sulla scena, e vista la situazione urla il famoso grido di battaglia: "Vendicatori, uniti!". Subito si scatena il finimondo: Fulmine Vivente e Black Tom si confrontano a livello di scariche energetiche, anche se l'irlandese cerca in tutti i modi d'interrompere lo scontro. She-Hulk, Starfox e un D-Man di nuovo in forze si gettano invece su Cain Marko, ma riescono a trattenerlo con difficoltà, soprattutto grazie alle forze congiunte di She-Hulk ed Eros. Rimasto lievemente in disparte, Hank prende la sua communicard e chiama Polaris: "Lorna, c'è bisogno di te qui, subito! Dei mutanti che tu dovresti conoscere, almeno di fama, ci hanno attaccato!".

 

Nel bel mezzo dell'Oceano Atlantico. Una nave solca, da sola, i mari. Al timone, un vecchio capitano, con la barba bianca, di quelli che non se ne vedono più. La sua mente, i suoi ricordi vagano mentre dirige la nave. S'è abituato, dopo tanti anni in mare, a parlare al gigantesco oceano blu e a dedicargli poesie d'amore.

"Ti vedo ogni notte nei miei sogni, ti sento / ed è così che so che scorri. / Nonostante la distanza e lo spazio che ci separa / mi vuoi mostrare che vai avanti. / Vicino o lontano che tu sia / penso che il nostro cuore non si fermi. / Di nuovo, apri le mie porte / ed entrami nel cuore, ed esso proseguirà. / L'amore ci tocca una volta, ma è per sempre / e non ci lascia finchè non ci uniamo. / C'era amore quando t'amavo / e una volta t'ho avuto / ma nella vita continueremo sempre. / Vicino o lontano che tu sia / penso che il nostro cuore non si fermi. / Di nuovo, apri le mie porte / ed entrami nel cuore, ed esso proseguirà. / C'è un amore che non scompare. / Se sei qui, non temo nulla / e il cuore può vivere ancora. / Resteremo così sempre / e tu sei salvo nel mio cuo --"

WOOOSSSSSHHHHH

Una grande voragine, un gigantesco vortice si apre sotto la nave del capitano poeta. E' la prima volta che vede una tale manifestazione di forza del mare, e soprattutto diretta contro di lui.

"Oh, mare! Che stai facendo!? Porca puttana! Qui va a fondo tutto! Mare! Maaaareeeee!".

Inesorabilmente, senza sosta, il vortice risucchia tutto quello che gli sta attorno, e il raggio del cerchio disegnato dal movimento della nave si fa sempre più breve. Il vecchio lupo di mare lascia ormai il timone, e si avvia verso la prua della sua fedele "Luisita", la barca che l'ha accompagnato lungo tutta l'esistenza. Sale sul bordo di legno, si rizza in piedi e apre le braccia. "Mare bastardo! T'ho amato sempre, figlio di buona donna!". Detto questo, getta la pipa in acqua. "Prima le donne e i bambini… si salvi chi può!" urla verso l'interno della barca, deserto, e si tuffa in acqua. Annaspa cercando di nuotare, ma le correnti sono gelide. "Vicino o lontano che tu sia / penso che il nostro cuore… glu glu… non si… glu… mare ingrato e bastardo!". E affonda, insieme alla nave, risucchiato dal vortice. Dopo qualche secondo, le acque si richiudono, in un movimento simile a quello delle palpebre degli occhi. E ritorna la quiete.

 

L'esterno del Ranch di Palos Verde è ormai ridotto a un ammasso di zolle che volano nell'aria. "Signor Pym! Si fermi un attimo! Vorrei parlarle!", urla Black Tom, ancora impegnato con un infuriato Miguel. "Cos'è? Anche tu vuoi proporci di giocarcela a basket?" gli risponde il capo dei WCA, che intanto pensa: "Mai più una cosa come quella, ci siamo resi già abbastanza ridicoli…".

"No, io…" ma Fulmine Vivente gli è già addosso e lo rimette nuovamente in difficoltà. "Cain, parlaci tu!" urla al compagno.

"Sì, è una parola! Non smettono di saltellarmi attorno! E questi sarebbero i Vendicatori della Costa Ovest?".

"Ci chiamiamo WCA, hai capito?" sbotta, irritata, la cugina di Bruce Banner. "Non è un nome che io apprezzo particolarmente, ma è il nostro nome!" e detto questo gli sferra un pugno che lo fa indietreggiare di due passi. Però, pensa Cain Marko, la ragazza fa sul serio!

"Cain, aspetta! Non contrattaccare! Parlagli adesso" urla disperato Tom Cassidy, sempre più distratto e impegnato da Miguel.

"Ah, uhm, ok. Ecco, noi siamo venuti qui perché volevamo dirvi che...". All'improvviso il Fenomeno inizia a svolazzare nell'aria, come sollevato da una forza invisibile, che lo lancia contro il muro di cinta della base. Il muro si frantuma e il corpo del villain vi si incastra dentro.

"Polaris!" urla Starfox.

"E' il mio nome. Serve una mano?".

"Oh, no", sospira Black Tom, dandosi un colpo sulla fronte. Questa distrazione gli costa però molto cara, tanto che Miguel riesce a colpirlo con una scarica. Intanto, il Fenomeno riesce velocemente a liberarsi dal muro e si lancia contro Miguel, in piedi davanti a Black Tom disteso a terra. Subito D-Man, capita la situazione, cerca di frapporsi in difesa del compagno ispanico, ma viene sbalzato via dalla progressione inarrestabile del monolitico criminale, franando su Giant Man, She-Hulk e Starfox. Polaris tenta quindi di esercitare i suoi poteri magnetici sulla corazza del Fenomeno, ma Black Tom si alza e lancia una potente scarica contro la bella ragazza dai capelli verdi. "Adesso BASTA!" urla, e tutti si fermano davanti ad una voce così selvaggia, uscita da un corpo così esile. "E' possibile che con voi 'eroi' non si riesca mai a parlare da persone civili? Sempre a picchiarsi, a farsi male? Mai nessuno che ci offra una tazza di tè, i biscotti, un salottino dove sedersi…". "Su, Tom, forza…" cerca di rincuorarlo Cain Marko. "Sì, sì, 'forza', ma mai una volta che non ti etichettino… Non fai neanche in tempo a dire 'ciao' che già ti sono addosso…!". Interviene Miguel Santos: "Scusa, io credevo che…". "Sì, sì, 'credevo che', 'ero convinto che', 'di solito tu'… mai una volta che si dia la possibilità a chi si ha di fronte di spiegarsi, di parlare. Se ci aveste lasciato un minuto ve l'avremmo detto subito che non siamo qui per lottare! Ma voi no, voi non ci provate nemmeno a farci parlare, voi…".

"Ehm, scusa Tom - interviene Hank Pym - ma cerca di capirci: quando un terrorista bussa alla mia porta io non me ne resto con le mani in mano. Ma… se non siete venuti per attaccarci, allora che cosa siete venuti a fare qui?".

"Beh, ecco, ci servirebbe una mano per salvare il Mondo".

 

CONTINUA NEL PROSSIMO NUMERO

 

***

 

Note: Storia il cui principale responsabile è Sergio, mentre Ermanno si è limitato agli ultimi paragrafi. Finalmente una pausa dall'azione, per permetterci di conoscere un po' più a fondo i nostri eroi e preparare la nuova storyline che vi sconvolgerà nei prossimi numeri!

 

***

 

-SC & EF

novembre 2002